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I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed e' una tacca piu' sotto di quella di un maniaco sessuale.

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Di Sabrina (del 29/10/2009 @ 21:45:28 in Racconti, linkato 2484 volte)
Visto il discreto successo del racconto, finchè Ste mi ospiterà nel suo blog, come promesso pubblico la mia seconda opera che è anche la mia prima poesia....

TI HO VISTO

Ti ho visto sorridermi in un ricordo

Ti ho visto specchiarti nel dolce viso della luna

Ti ho visto accarezzarmi nei caldi raggi del sole

Ti ho visto nel gabbiano che vola libero nel cielo

Ti ho visto nelle rondini che giocano a nascondino con le nuvole

Ti ho visto nella fiamma che arde e disegna giochi d’ombra sulla parete spoglia

Ti ho visto nei fiori che profumano l’aria e colorano il mondo

Ti ho visto nella nebbia che cancella il mondo,

nel tramonto che l’addormenta e nell’alba che lo risveglia.

Ti ho visto nel cielo,nelle stelle,nella pioggia,nel prato e nel mare.

Ti ho visto nella foglia che cade,

nel vento che danza,

nel tuono che ti spaventa.

Ti ho visto nella neve che t’abbaglia,

nel silenzio che t’incanta.

Ti ho visto in ogni angolo del mondo perché tu sei nel mondo.

Tu sei una parte di me che non svanirà mai.

Tu mi hai donato la vita ed io ti terrò in vita.

Tu sei con me in ogni giorno che trascorro,in ogni persona che incontro, in ogni errore che commetto.

Tu sei lì a brindare con me il nuovo anno che stà per arrivare.

Una poesia dedicata a mio padre per non scordarmi mai che lui è vivo nel mio cuore  ed io riuscirò sempre a vederlo ovunque sarò….finchè respirerò non sarà mai un ricordo



Questa Storia è concessa del suo scrittore: Sormani Sabrina

Illustrazioni a cura di : Tonicello Valentina
Ogni divulgazione anche parziale deve essere autorizzata dagli autori
 
Di Muso (del 05/07/2007 @ 20:00:00 in Racconti, linkato 2514 volte)

Pensieri confusi messi su carata, effettivamente non e' proprio un racconto, ma . . . . . bhe leggetelo:

Il viaggio e viagiare . . . . . bellissimo!!
A meno che non lo fai per recarti al lavoro, in questo caso diventa pendolarismo e, oltre a cambiare nome, perde sia il significato che il suo fascino intrinseco.
Trovo cmq utile questo tempo, che si aggira tra la mezzora e l'ora, durante il quale ci strova spesso soli, immersi nei piu' disparati pensieri e che si cerca di occupare con attivita', per lo piu', inutili.
Certo per non sprecare questo tempo basterebbe leggere, ma alcuni, come me, non possono permettersi questo lusso, dovendo guidare l'auto per recarsi al lavoro.
In questi casi, o almeno nel mio caso, e' il cervello ad avere il sopravvento e iniziando da un'immagine, un suono, una parola detta dalla radio, che parte il primo pensiero che si aggrappa al secondo e al terzo e cosi' via, i pensieri si fanno articolati, diventano bozze di disegni e da bozze a progetti, ed qui' che si spicca il volo e inizia il viaggio . . . . . . .
Manca ancora un mese abbondante alla nascita di mio figlio e non riesco ancora a capire se mi sono abituato all'idea o sono talmente terrorizzato da sopprimerla. Ecco il mio viaggio, quello che mi accompagna e cresce di giorno in giorno, come quello intrapreso dal mio cucciolo e che lo portera' ad un evento traumatico come la nascita, evento che pero' potremo condividere insieme.
Mi ritrovo a fantasticare spesso su com'e' e come sara' lui, il nostro rapporto, come e se cambiera la mia vita o piu' semplicemente la percezione di essa.
Ci sono risposte a queste domande? Credo di no!!
A volte il pensiero mi assale improvvisamente, come un pugno allo stomaco, credo si possa equiparare ad un attacco di panico. Credo proprio che si tratti di panico!!
Un essere umano, un cucciolo di essere unmano di cui sei responsabile, la cosa piu' preziosa e indifesa del mondo messa nella tue mani con la scritta "Fragile, usare con cautela...puo' creare dipendeza...raramente a decorso letale" e poi. . . dite qualcosina di piu', tipo "non si fa' questo se non si vuole che accada quest'altro", oppure "per far si che accada questo evento procedere nel modo seguente".
La verita' e' che non saro' e non saremo mai pronti ad avere un figlio e magari il bello e' proprio questo, scommettere, la scomessa piu' importante di tutta la vita.
Se penso che un figlio, lo sara' per sempre, "PER SEMPRE" ca..o non ho mai fatto ne pensato niente che andasse piu' in la di una settimana e ora mi dicono che questa scelta sara' "PER SEMPRE", certo per come sono fatto io questo e' un patto, un patto che viene fatto solo con me stesso e qui' e' la fregatura, non puoi girartela come vuoi e non puoi fregarti da solo, o meglio, ormai ti sei gia' fregato.
Poi vedi la foto dell'esserino a 6 mesi, ancora nella pancia della mamma e, non puoi fare altro che innamorarti, eccolo li' il colpo di fulmine!! Ne avevo sentito parlare ma sinceramente mai ci avrei creduto, e invece TRACK ci sono cascato.
A proposito di mamma, anche qui' sfondiamo un luogo comune ma, che rabbia!!
Perche' le donne in cinta diventano mamma e SI VEDE!!!!
Elisa e' stupenda, ogni giorno che passa cambia oltre che dimensione anche di espressione, ogni giorno piu' mamma, ogni giorno piu' bella, ogni giorno piu' affascinante. 
L'unica cosa che so' con certezza e' che non avro' il controllo su quello che succedera', per la prima volta verra' introdotta nella mia viata una variabile impossible da definire. Questo scatena in me una miscela di emozioni inebrianti e insolite, mi stanno . . . . mi sto . . . . la mi vita sta cambiando!!!!

 
Di Sabrina (del 28/08/2010 @ 19:48:27 in Racconti, linkato 1747 volte)
racconto DI UNA SERA

Che serata strana, me ne sto qui da sola nella camera ad ascoltare le note di una canzone e i miei pensieri si lasciano cullare piano dalla freschezza dell’aria che fa danzare la tenda di fronte a me. Mi avvicino alla finestra con circospezione, non voglio disturbare e non voglio incontrare occhi indiscreti che pesano la mia persona. Non ho voglia di scambiare futili parole con persone che credono di conoscermi. Cerco di restare sola, immersa in questo silenzio magico e quasi irreale.



Guardo il cielo che si tinge dei colori della notte, la sua oscurità dovrebbe intimorirmi e invece mi affascina, silenziosamente stuzzica la mia fantasia e mi permette di creare un mondo immaginario oltre la realtà. Vedo spiriti bizzarri, vestiti dei più sgargianti colori, danzare con le stelle.Osservo streghe e folletti prendersi per mano e fare un girotondo intorno alla costellazione dell’Orsa Maggiore.



Divertita guardo anime, di solito annoiate, raccontare storie di vita vissuta a piccoli gnomi dal cappello a punta, cercando così, di conquistare la tanto ambita pentola d’oro.



Su tutto, la luna vestita d’argento sfila lungo la galassia; la sua bellezza toglie il fiato e la sua luce è un brindisi alla vita. All’improvviso sento un boato. Il cielo è invaso da mille colori, il loro scintillio viene verso di me mi abbraccia piano, mi riscalda, mi prende per mano e mi porta con sé.



Volteggio nell’aria; assaporo la dolce carezza della sera sul mio corpo, festeggio con il cielo infinito e gioco con la fantasia. L’improvviso frinire di una cicala mi riporta alla realtà. Sento di aver dormito ed ho ancora il sapore del sonno appoggiato sulle labbra, il collo indolenzito e gli occhi stropicciati. Apro le mie mani stranamente serrate, una polvere luminosa si spande nell’aria: è il mio sogno che vola via. Non lo inseguo, io, quel sogno l’ho vissuto davvero.



FINE

Questa Storia è concessa del suo scrittore: Sormani Sabrina
Illustrazioni a cura di : Tonicello Valentina
Ogni divulgazione anche parziale deve essere autorizzata dagli autori

 
Di Muso (del 15/05/2009 @ 17:53:08 in società, linkato 5005 volte)
Fortunatamente ne avevo gia' sentito parlare e sono riuscito a scamparla, quindi ne posso scrivere con traqullita'. L'altra sera stavo raggiungendo in auto alcuni amici per un aperitivo in zona Loreto. Giunto in zona noto una macchina che, fermo al semaforo, mi accosta a destra in uno spazio abbastanza angusto ma sufficiente a contenere un'auto. Allo scattare del verde parto per primo e .... " STOCK " sento un colpo secco e asciutto come una pallonata sulla portiera di un'auto. Essendo sicuro di non aver urtato nulla proseguo la marcia, purtroppo ero appena stato vittima dell'inizio di una truffa. Inpochi secondi vengo raggiunto da quella stessa macchina che mi aveva affiancato al semaforo che lampeggia e suona, vuole che io mi fermi. Fortunatamente mi ricordo della metodologia di questo tipo di truffa e quindi chiudo la macchina con la chiusura centralizzata e imposto sul cell il numero dei carabinieri. Fatto questo mi faccio accostare dal veicolo che mi segue ed entrambi abbassiamo il fienstrino per parlarci. Nell'altra auto tre persone, stranieri, il conducente approccia con un "Puoi almeno chiedere scusa?" ...... di cosa ? Mi domando. Conoscendo gia' la risposta, in questo tipo di truffa ti devono far credere che gli hai toccato e rotto lo specchietto, in questo modo possono farti scendere dall'auto e con la scusa dell'intimidazione e del "Lo metto a posto io", spillarti un po' di soldini. Proseguendo nel racconto, gli chiedo scusa ma gli facico capire che non credo di essere stato io e che non ho intenzione di fermarmi per colloquare amichevolmente (questo e' quello che mi vuole far credere) con lui / loro. Proseguo per la mia strada e vengo ancora inseguito e raggiunto ad un nuovo semaforo dall'auto dei truffatori. Il guidatore scende, telefono alla mano e mi dice che devo accostare per risolvere il problema altrimenti chiama i carabinieri. Gli rispondo che se vuole li puo' chiamare e che non credo di avergli procurato nessun danno, il semaforo scatta e riparto. A questo punto pero' chiamo io il 112 e inizio a spiegare la situazione, sopratutto dove sto per fermarmi, in modo da essere raggiunto da una pattuglia, scelgo cmq una via trafficata (non e' difficile a milano), magari di fronte a un bar o una scuola, dove, nel caso peggiore, ci possa essere qualcuno che ti aiuti. Appena fermo verifico di nuovo la chiusura dell'auto e abbasso il finestrino. Il ragazzo alla guida scende dalla sua auto e mi raggiunge di nuovo, vuole fare l'amicone, si presenta "Luca", "Guarda che non voglio casini, pero' se mi costringi chiamo i carabinieri", nel frattemopo all'aulicorare "Riesce a vedere la targa?". .. . purtroppo l'auto e' troppo vicina e non riesco a vedere nulla, pero' avviso che sono in tre che sono fermo in via xx e che uno e' sceso per parlarmi. Ora Luca e' abbastanza alterato, vede che non voglio scendere, che mi sono chiuso dentro e che sono al telefono!!! Prova la via dell'orgolio "Ma che sei un uomo o no, hai paura e ti sei chiuso dentro, guarda che tanto chiamo i carabinieri", a questo ultimo affronto rispondo con molta calma, "Guarda sono giusto al telefono con la centrale, stanno per mandare una pattuglia, se hai la pazienza di attendere qualche minuto risolviamo la ...." io ho allungato la frase per farne comprendere il senso, Luca pero' deve essere molto perspicace perche' al "sono al telefono con la centrale..." aveva gia' capito tutto e mandandomi ........ dove potete immaginare corre in macchina, fa inversione e scappa. La manovra pero' non e' stata vana, infatti riesco a vedere chiaramente la targa e leggerla all'operatore che era al telefono e quindi completare la segnalazione. Alla fine della telefonata vengo avvisato che nel caso li prendano posso sporgere denuncia per tentata truffa, io sarei per una punizione differente, pero' non e' politically correct, quindi niente. Finita la storia mi piacerebbe dare una morale o fare delle considerazioni, pero' a botta calda sono un po' belligerante e preferisco soprassedere, vi dico solo di tenere sempre gli occhi ben aperti, l'inculazio e' sempre dietro l'angolo.
 
Di Muso (del 04/05/2007 @ 17:30:00 in Racconti, linkato 3289 volte)

C’era una volta . . . . . . . . . . . . . . .

è cosi’ che iniziano tutte le piu’ belle fiabe che conosciamo. Questo, che mi accingo a raccontarvi, non e’ un racconto, si avvicina di piu’ alla leggenda, una di quelle storie che vengono tramandate oralmente, le cui origini si perdono nella memoria e nel tempo e che i confini tra relata’ e mito sono offuscati dalle aggiunte o omissioni che i vari cantastorie hanno fatto nell’arco di questi . . . . . . . pochi giorni!!!!!!!

Correva l’anno 2007, un anno eccezionale per molti ma non per tutti, un caldo da record e la siccita’ preannunciata dagli indovini, particolari non trascurabili da tenere a mente, che per i nostri protagonisti, sentirete in seguito, hanno creato non pochi problemi.

Ci troviamo nella contea di Carbonate, uno di quei posti dove ancora, per strada, ci si saluta per nome, dove allo scattare del giallo si frena invece di accelerare. Un posto immerso nel verde, circondato da un bosco . . . . . . e proprio il bosco tra Carbonate e Appiano Gentile, e’ il luogo dove incontreremo in nostri protagonisti, (per il rispetto della privacy li chiameremo cosi’) Luis, Mici e Papoz. È un bel mattino di aprile, la brezza che ricopre i prati, all’interno del bosco si tramuta in un brividino che percorre la schiena.

Eccoli la’ in fondo, mi sembra ancora di vederli, tra i raggi di sole che filtrano dalla folta vegetazione, in fondo al sentiero, avanzano incoraggiandosi a vicenda, stanno per compiere la loro impresa, stanno correndo incontro al loro destino, stanno correndo. . . . . appunto, corrono!!

A prima vista sembrano riposati, freschi, baldanzosi, proseguono a grandi falcate verso l’inesorabile, ancora non possono nemmeno immaginare cosa gli accadra’ tra poco. Sono mentalmente preparati e pronti, esattamente come il loro abbigliamento, non hanno lasciato nulla al caso, nulla di insondato, ogni piu’ piccolo dettaglio e’ stato curato in modo maniacale, d'altronde sappiamo che in questo campo non c’e’ spazio per il minimo tentennamento, per il minimo errore. Abbiamo tutine traspiranti ultraleggere con inserti catarifrangenti, fascette assorbi sudore, scarpini all’ultimo grido (AIUTOOOO!!!!) leggere e performanti con l’inserto del contachilometri collegato con l’i-pod per la musica, che dire dell’orologio conta battiti e passi, una cosa sola manca ai nostri ragazzi per completare l’avventura, . . . . . . un fisico all’alltezza!!

Ovviamente non sono piu’ dei ragazzini, ma in mezzo alla natura, grazie al cameratismo e ottimismo che li contraddistingue si lanciano a testa bassa in quella che possiamo definire “l’avventura di una vita” il riscatto agli occhi di tutti, soprattutto di chi non ha mai creduto in questi metodi, non ha mai creduto nello spirito che li guida, non ha mai creduto . . . . bhe’ possiamo dirlo . . . . non ha mai creduto in loro!

Tutto era tranquillo, il brusio del vento, il cinguettio degli uccellini, il frullare di ali al loro passaggio, il tonfo cadenzato come un metronomo dei loro passi, il respiro profondo quasi ….affannato, oserei spingermi fino a trafelato. Ebbene si’, e’ passata poco piu’ di un’oretta e i nostri eroi sono leggermente provati, molto sudati, direi decisamente stanchi. È a questo punto che la mente entra in gioco, è qui’ che avviene la selezione naturale, è qui’ che il vero campione tira fuori gli attributi e sopperisce alle mancanze fisiche con la volonta’. I nostri protagonisti ora hanno un solo pensiero che li pervade “la crisi ipoglicemica”!!!!!

Non riescono a pensare ad altro, svanisce il bosco, si attutiscono i rumori, si annebbia la vista e solo il cuore il protagonista, batte batte batte sempre pu’ forte vuole sempre piu’ ossigeno, lo senti nelle orecchie, negli occhi, nel petto e . . . . . . . . non ce la fai proprio piu’! Ma visto che i nostri ragazzi non sono di primo pelo, appena prima della crisi, un ultimo briciolo di zucchero va a cozzare col neurone sudato di Luis, questo incontro fa partorire un’idea malsana, che gettera’ ombra sull’impresa dei tre, ma che tutti riconoscono come unica via di uscita da un collasso ormai certo: E-TI TELEFONO A CASA!!

A questo punto, dietro l’ultimo cespuglio, ecco comparire inequivocabili segni di vita intelligente, un vociare di persone, una insegna luminosa “SALI E TABACCHI”, la salvezza!!! Sicuri di poter ricevere il ricercato aiuto, si presentano all’interno del bar e Luis chiede con antica gentilezza se fosse possibile utilizzare per pochissimi minuti e solo per una volta il telefono, in cambio offriva uno dei suoi fantastici e inimitabili sorrisi. . . . . . . . . . . come? . . . . . . anche voi come il padrone del bar, pensate sia troppo poco ?!! Avete ragione, per quel poco che potevano offrire sono stati allontanati in malomodo.

Per niente scoraggiati da questo primo e, pensavano isolato evento sfortunato, si allontanarono da baretto in cerca di un buon samaritano che potesse farli chiamare con il cellulare e quindi mettere fine alla loro sofferenza. La ricerca fu affannata, era questione di vita o di . . . . . . . . il tempo era la chiave di tutto, dovevano fare in fretta, la crisi era dietro l’angolo, dopo il bar, e stava arrivando per loro, li avrebbe presi e trascinati nel baratro. Chi meglio di un ciclista poteva fare al caso loro, sicuramente il ciclista della domenica porta con se’ un mezzo di comunicazione moderno, non so’ magari quel bel telefonino ultraleggero che i tre si sono regalati da poco ma che hanno lasciato volutamente a casa, sul tavolino di fianco alla frutta e ai soldi.

Il tempo passa, i ciclisti anche, ma nessuno che si degna nemmeno di fermarsi, come dare torto ai malcapitati, in fondo i tre hanno facce poco raccomandabili, sono rossi in viso, sudati e dall’aspetto malaticcio. Anche gli extracomunitari rifiutano loro l’aiuto e li appellano con un semplice “va a laurà barbun!”. Come in preda ad un attacco di panico ed essendo ormai accomunati dallo stesso problema, decidono di comportarsi come un branco, questa e’ l’idea, accerchiare e attaccare tutti insieme.

La fortuna, che in questo caso sorride ai nostri protagonisti, manda in contro al branco una coppia di indifesi nonnetti al consueto passeggio domenicale. Adocchiata la preda e’ bastato un solo sguardo del capobranco per dare il comando di attacco, in pochi istanti le prede sono state accerchiate e non hanno potuto esimersi da concedere il loro vecchio telefono cellulare al capo, a Luis.

Una chiamata veloce, hanno garantito, poi lo avrebbero restituito. In effetti la chiamata fu breve, un pochino piu’ lunghi furono gli insulti che arrivarono dalla casa madre, impegnata nello svolgere attivita’ ricreative per i cuccioli. Impacchettata la piccola Jessica ehm…. Scusate , impacchettata la piccola Maty, la mamma Franpesca, come tutte le buone e brave chiocce, si precipita in aiuto di quello che in quel momento risulta essere il piu’ piccolo e indifeso della famiglia.

È purtroppo cosi’ che si conclude l’avventura di Luis, Mici e Papoz, iniziata come un riscatto e finita con l’autostop. Forse e’ meglio cosi’ sono queste le storie piu’ belle, quelle che iniziano sembrando chissa’ cosa e finiscono come leggende tra gli amici.

Ma noi li vogliamo ricordare cosi’, vestiti di tutto punto, pronti anche per la maratona di NewYork, correte ragazzi correte, la strada per evitare le figure di merda e’ ancora LUNGA!!!!

 
Di Sabrina (del 19/10/2009 @ 17:19:18 in Racconti, linkato 4214 volte)
la prima fiaba che metto Online, speriamo accolga il vostro gradimento, ed anche quello di Ste che mi ospita nel suo blog.
Come tutte le fiabe che si rispettino anche questa incomincia con.....C'era una volta....

C’era una volta un piccolo paesino affacciato sul mare.
In questo paesino lontano circondato dal verde e ricco di prati e alberi in fiore viveva una bambina.
A causa di un malefico sortilegio, la sua vita era molto diversa da quella di tutti gli altri bambini del posto.
I suoi occhi erano sempre tristi e non riuscivano in alcun modo a cogliere la bellezza delle cose e tutto ciò che osservava finiva per apparirle cupo.
Così guardando il mare riusciva a coglierne soltanto l’oscurità dell’abisso oppure osservando un essere umano ne coglieva soltanto la malvagità e la crudeltà .
I suoi giorni trascorrevano sempre uguali e monotoni.
Raramente usciva di casa e così passava sempre le giornate rinchiusa nella sua camera stretta nella morsa della solitudine.
La bambina però non era completamente sola ,viveva con il suo caro babbo che l’amava più di ogni altra cosa al mondo e non passava giorno in cui osservandola non si struggesse  di dolore per lei:” Povera figlia mia!” soleva dire ”Non posso più vederla così triste, devo fare assolutamente qualcosa per lei!…
Ma nulla si trovava da fare finché un bel giorno…………



Un giorno il padre ,mentre era a pesca con altri uomini del villaggio, sentì parlare di un vecchio saggio che viveva sulle montagne: ”Orbeh!  Non ne sapevo nulla!” pensò  il padre “Potrebbe fare al caso mio, forse lui potrà aiutarmi a far ricomparire il sorriso sul viso della mia piccina!”.
Detto ciò decise di andare alla ricerca del vecchio .
L’indomani mattina si alzò  molto presto , salutò la bambina ed intraprese il suo lungo viaggio.
Fu un percorso duro e faticoso.
Passarono settimane e poi mesi ma finalmente un bel dì giunse al cospetto della capanna in cui abitava il saggio e bussò alla sua porta.
Il vecchio ,d’aspetto assai gentile, lo accolse con ospitalità lo rifocillò ed ascoltò attentamente il suo racconto in silenzio ed infine disse: ”Non so davvero se sono in grado di aiutarti, molto dipenderà da tua figlia,io le tenderò una mano e se lei l’afferrerà allora sarà salva e il maleficio scomparirà!
 Il padre fu felice delle parole e pregò il vecchio saggio di fare tutto ciò che poteva per aiutarlo.
 Il vecchio diede allora al padre tre scatole da portare come doni alla figlia e gli disse inoltre: ”Dovrà aprirne una alla volta ed ogni volta che l’aprirà dovrà pronunciare la parola VOLA se dopo aver aperto queste tre scatole, tua figlia non verrà spontaneamente da me, allora per lei  non ci sarà più alcuna salvezza!”
 “Va bene ho compreso” disse il padre e dopo aver ringraziato il saggio s’incamminò verso casa con una nuova speranza nel cuore.



Giunto a casa, dopo la lunga assenza, trovò la piccola rintanata nella sua stanza, la guardò e il suo cuore pianse nel vederla così triste e sola.
“Povera piccola mia!” penso’ fra sé e sé il padre, andò da lei l’abbracciò ma a nulla valse il suo contatto.
La piccola vedendolo disse:” Mi sei mancato papà!” ma i suoi occhi erano spenti e poco era il suo entusiasmo.
Il padre allora diede alla figlia il primo dono, spiegandole esattamente quello che aveva udito dal vecchio.
 La bambina aprì la scatola e quand’ebbe pronunciato la parola” VOLA” davanti a lei comparve un bellissimo gabbiano ed al suo battito d’ali, si formò una scia dorata che avvolse la bambina addormentandola dolcemente e trascinandola via con sé.
 “Dove sono?” domandò la bambina quando si riebbe dal suo sonno .
“Sei sul mare” disse il gabbiano.
 La bambina riconobbe il suono delle onde ma non riusciva in alcun modo a credere ai suoi occhi.
Non stava vedendo l’abisso infernale, ma una limpida immensità  che si cullava dolcemente scintillando nel blu e nel verde a seconda di come i raggi del sole la colpivano.
” Sembra tempestata da milioni di pietre preziose” disse la bambina incredula e si mise ad ascoltare il mare fino a cadere di nuovo in un sonno profondo.
Quando si risvegliò si trovò di nuovo nella sua stanza.
Il mare era sparito e la bambina  corse alla finestra per guardare fuori, tutto era come prima, nessuno splendido colore solo nero e buio.
Gli occhi della bambina si rattristarono nuovamente.
Il padre vedendola cosi’ giù decise di mostrarle il secondo dono:” Ecco, questo é per te” disse porgendole la seconda scatola.
La piccina prima si mostrò un po’ dubbiosa, poi la curiosità l’avvinse, afferrò la seconda scatola ed aprendola esclamò:” VOLA!”



Subito d’ innanzi a lei si materializzò una bellissima farfalla bianca, che sbattendo le ali produsse una magnifica scia argentata ed avvolse la bimba come in un manto trasportandola lontano come in un magnifico sogno.
La bambina si trovò adagiata su di un morbido tappeto verde:” Che bello” disse accarezzando i soffici steli d’erba che le solleticavano la pelle.
La farfalla le si avvicinò e disse:” Questo, piccola, é un prato; quelli colorati sono dei fiori, avvicinati e prova ad annusarli”.
La piccola fece come la farfalla le aveva detto;” Oh, che profumo meraviglioso! Io non avevo mai visto l’erba così verde e luminosa, l’ho sempre vista avvizzita ed arida,
é bellissima “.
La bambina continuando a ripensare a quella meraviglia, si addormentò cullata dal vento e accarezzata dal profumo del prato e dai petali dei fiori.
Quando si risvegliò era ancora nella sua camera ,come la volta precedente andò di corsa alla finestra e ……Tutto era ancora buio e spento.
La bimba iniziò a piangere ed a nulla valsero gli sforzi del padre per farle tornare il sorriso.
 “Piccola mia, hai ancora un dono” ma la bambina a queste parole s’infuriò “ No!!! ”disse “Non voglio più alcun dono, tutto é magnifico quando apro le scatole, ma quando ritorno nella mia stanza  tutto é uguale a prima, cosa cambia? No! Non voglio risvegliarmi e soffrire di nuovo!”.
Il padre allora la baciò dolcemente e carezzandole la nuca disse:” Piccina mia, so che é difficile e che hai paura, però devi superare il tuo dolore ed andare avanti, solo così tutto sarà più bello!.”
La bambina annuì ed asciugandosi le lacrime decise di aprire il terzo dono.
Appena l’ebbe aperto e pronunciata la solita parola VOLA d’ innanzi a lei apparve una maestosa aquila reale, circondata da un bellissimo alone rosso fuoco, che avvolse la bambina in un abbraccio sicuro ed addormentandola la trascinò nuovamente via.
Quando si risvegliò la bambina volava libera in un’immensità azzurra, tutto era leggero,
sfiorava con le braccia dei morbidi batuffoli bianchi e rise, rise di gioia.



L’aquila le si avvicinò e le disse:” Questo é il cielo, queste sono le nuvole”.
“ C I E L O! “ Ripeté   la bambina estasiata ed intanto volava.
“ Oh! Guarda il mare, il prato, li riconosco…e quell’immensa macchia gialla laggiù cos’é ? ”  
“ E’ un campo di grano”
“ E quell’ammasso grigio cos’è ? “ Domandò la bambina sempre più curiosa.
“ E’ una montagna” rispose l’aquila.
 “ Voglio avvicinarmi” e così fece, fino a toccarne la cima più alta “brrr che freddo! Cos’é questa cosa tanto fredda e tanto lucente che abbaglia la mia vista?”
“ E’ la neve “ rispose l’aquila.
La bambina era senza fiato, voleva volare e volare ancora, voleva vedere e scoprire tutte le meraviglie del mondo, poi si buttò in picchiata e l’aquila per un attimo la perse di vista per poi ritrovarla che passeggiava tra un filare di cipressi.
“ Gli alberi sono verdi, hanno folte chiome, io non lo sapevo, avevo paura di loro li vedevo come brutti spettri pronti a prendermi e a portarmi via “ disse la bambina all’aquila quando questa l’ebbe raggiunta.
L’aquila si commosse alle parole della piccola e sbattendo le ali le disse:”Guarda!”…
Il cielo da prima azzurro divenne poi una tonalità infinita di colori: giallo, rosso, rosa e poi giù, più giù fino a divenire una  immensità blu cobalto senza fine.
La bambina era estasiata, mai nella sua vita aveva visto qualcosa di così bello.
“ Hai visto il tramonto piccola, il sole che ci lascia per riposare ed ora quella che vedi é la luna la signora della notte con le sue ancelle, le stelle”.
La bambina guardava il cielo e le sue luci e se ne stava con il naso all’insù quando……Improvvisamente si ritrovò nella sua camera.
Questa volta si avvicinò lentamente alla finestra, chiuse gli occhi per un attimo e fece un profondo sospiro…intanto a suo padre parve di vederla sorridere.
La bambina si accostò a suo padre lo abbracciò e gli disse:”Papà voglio andare a trovare il vecchio saggio che ti ha donato le tre scatole, voglio ringraziarlo per avermi permesso di vedere il mondo come ogni altro bambino lo vede.
Ora infatti guardando fuori dalla mia finestra e chiudendo gli occhi, con il mio ricordo posso vedere ogni sorta di colore: il verde, il blu, il bianco…e la mia giornata ora é più viva e più bella!”.
Il padre ricordando le parole del vecchio “<….Tua figlia dovrà venire spontaneamente da me e solo allora per lei ci sarà salvezza>” Si rallegrò ed acconsentì alla partenza della figlia.
La bambina s’incamminò alla ricerca del vecchio saggio.
Il percorso fu ancora più duro di quanto lo fosse stato per suo padre, tutto le sembrava nemico: gli alberi le parevano enormi fantasmi ed il cielo con le sue scure nubi e le sue tenebre la minacciava di continuo.
 Ma la bambina non si perdeva d’animo e ogni volta che lo sconforto l’assaliva  pensava al gabbiano, alla farfalla, all’aquila e ai suoi viaggi in  loro compagnia e tutto appariva all’istante più bello.
Cammina, cammina, finalmente giunse alla capanna del vecchio saggio; stava per bussare quando la porta si aprì e una voce gentile le disse:”Vieni pure avanti, ti stavo aspettando, sapevo che prima o poi saresti venuta.”
 La bambina entrò.
Davanti a lei si trovò un anziano signore, sinceramente non se lo aspettava così, il viso emanava calma, semplicità e tanta dolcezza.
“ Com’é possibile?” pensò la bambina “ io negli  uomini vedo solo la parte peggiore ma in lui colgo solo la bontà”.
 Il vecchio intuì i suoi pensieri e le disse:” Piccina, piccina é vero che per il tuo maleficio tu vedi solo il male, ma ricorda che tu puoi vedere ciò che vuoi, basta crederci davvero".
La bambina non capì di cosa il saggio stesse parlando e lo guardò con aria interrogativa.
Egli sorrise e porse un fiore multicolore alla piccola.



“Questo é per te” le disse “ tienilo sempre vicino al tuo cuore e lui ti permetterà di vedere ciò che vuoi….tutta la bellezza”.
La bambina rispose:” Caro vecchio saggio ti ringrazio per questo dono e per gli altri che tu hai dato a mio padre, sei stato davvero gentile con me e io sono venuta fin qui per conoscerti: ringraziarti e chiederti di sciogliere il mio maleficio…..”
“ Oh come t’inganni piccola mia, i doni che ti ho dato erano già tuoi, appartenevano a te e a te soltanto, io non posso scioglierti dal sortilegio, solo tu lo puoi fare e sappi inoltre che tu non sei la sola a vivere così, a tanti altri bambini é toccata la tua stessa sorte”.
“ Ma io credevo che….cosa posso fare?”
“ Pensa alle mie parole e conserva il fiore vicino a te, tutto si chiarirà vedrai”,
La bambina prese il fiore diede un bacio al vecchio e s’incamminò per la sua strada.
La via del ritorno fu altrettanto difficile.
Incontrò persone false, aride di sentimenti pronte a rubarle anche solo quel poco che possedeva, il suo bellissimo fiore.
Una sera la bambina, stanca di camminare si sedette ai piedi di una grande quercia, prese il suo fiore lo strinse a sé e gli disse:” Fiore mio, mostrami il vero aspetto della quercia sotto cui mi sono seduta” e questa divenne maestosa e bella, anziché spettrale come gli occhi della bambina l’avevano vista poc’anzi.
Mentre era assorta nella contemplazione della quercia, le sue orecchie sentirono una melodia che pian piano si avvicinava sempre più.
Ora vedeva un bambino piccino quanto lei che si avvicinava cantando una simpatica canzoncina.
La bambina prese il fiore e disse:” Ti prego mostrami quel bambino com’é veramente, fa che io non veda solo il suo lato peggiore, é piccolo quanto me….oh ti prego fiore!"
Il bimbo si avvicinò e le sorrise e lei vide il suo sorriso e i suoi magnifici occhi azzurri con il colore del mare e del cielo che già tanto amava.
“ Ciao bambina ti sei persa? “:
“ Ciao, no non mi sono persa sto tornando da un viaggio”
“ Da un viaggio? Tutta sola?”
“ Si “ disse la bambina.
“ Cos’é che tieni stretto nelle mani?” Domandò il bambino incuriosito.
La bambina non sapeva se fidarsi, in molti avevano provato a portarle via il suo preziosissimo fiore, tuttavia decise di mostrarlo al bambino e gli disse:” E’ un fiore colorato”.
“ Che bello! “ Disse il bambino e si sedette ai piedi della quercia e per un attimo rimase ad osservare in silenzio quella bambina ed il suo strano fiore.
Poi incominciò a parlare, ma ora nella sua voce c’era un filo di tristezza :“ Sai bambina” disse “ sono contento di averti incontrato, io viaggio sempre solo, non ho una meta e per la prima volta riesco davvero a stare vicino a qualcuno e a parlare. Per la prima volta davvero non  mi sento solo”.
“ Oh “ pensò la bambina e subito guardò il fiore che teneva nella mano e le venne un’idea.
“ Tieni” disse porgendo il fiore al nuovo amico “ non ho nient’altro da poterti donare se non quest’umile fiore che ti potrà rallegrare con i suoi colori e ti potrà accompagnare nel tuo viaggio, così non sarai più solo”.
Il bambino non sapeva se accettare  il dono, poi guardò gli occhi della bambina e vi vide una luce speciale e così acconsentì e prese con sé il fiore che già tanto gli piaceva e un calore sconosciuto si diffuse nel suo cuore.
La bambina si sentì felice come non mai ed improvvisamente si accorse di riuscire a vedere il mondo a colori .
Alzò gli occhi al cielo e vide l’azzurro, guardò il prato e vide il verde, vedeva la bellezza anche se il fiore non era più vicino al suo cuore.
Allora capì le parole del vecchio, lei doveva imparare a credere in se stessa e negli altri.
Il maleficio era davvero svanito perché lei non credeva più nella sua esistenza.
Il  fiore colpito dai raggi del sole o forse dalla felicità che i due fanciulli emanavano, esplose in una moltitudine di colori che inondarono il cielo, creando un magnifico arcobaleno.



I due bambini si presero per mano e s’incamminarono verso quell’arcobaleno che gli avrebbe condotti in un nuovo mondo pieno di colori e di serenità, lo sapevano perché ora ci credevano entrambi davvero.

FINE

Questa Storia è concessa del suo scrittore: Sormani Sabrina
Illustrazioni a cura di : Tonicello Valentina
Ogni divulgazione anche parziale deve essere autorizzata dagli autori

 
Di Muso (del 01/10/2008 @ 12:02:22 in Personali, linkato 1607 volte)

Finalmente sono tornato!!! Non ancora capito bene dove si cela il problema ma l'informazione sicura e' che non riesco piu' a fare le ferie come le intendevo qualche anno fa'.
E' bastato fermarsi un paio di anni (cioe' non fare ferie per 2 anni) e alla ripresa e' tutto diverso.
Oggi non voglio dilungarmi nel racconto delle mie ferie (che non vi risparmio ma rimando ai prossimi giorni), vorrei solo dirvi che non sono sparito, il lavoro e' un po' piu' pressante, Alberto e' un po' piu' esigente e i tempi si restringono in maniera incredibile!!!!!¨

Provero' cmq a postare almeno un paio di volte a settimana, avrei in canna un paio di racconti e articoli carini, appena li finisco sarete i primi a scoprirlo.

 
Di Muso (del 12/02/2009 @ 11:27:40 in Racconti, linkato 1997 volte)
Si, ho visto due donne, non che sia cosa fuori dal comune, quindi cio' che hanno scaturito in me queste due donne e' la domanda che Vi pongo alla fine di questo racconto. Nell'arco di questo 2008 ho avuto l'ormai rara opportunita' di ottenere due pause di vita nel continuo lavorativo. La prima donna, se devo essere sincero, non l'ho notata al primo colpo d'occhio, forse perche' ero preso nel sistemare le mie cose o forse perche', come in un affresco, i particolari risaltano solo ad una visione attenta. Sono passato almeno quattro o sei volte al giorno per quella sala e per quella scala che portava al piano superiore, alla mia camera, eppure, l'unica cosa che mi aveva colpito fino ad all'ora era quell'accogliete camino che rischiarava e riscladava la sala. Quel giorno ero paraticolarmente stanco e infreddolito, le piste erano fantastiche ed io ero distrutto. Entrato in casa, invece di dirigermi in camera mi sono avvicinato al camino e con stupore mi accorgo di una donna sulla ottantina che lavora a maglia accanto al camino, sembra li da molto tempo, quasi a far parte dell'arredamento. Penso subito alla nonna di casa e approccio un bel "buongiorno come va?", in cambio ricevo uno sguardo freddo e interrogativo, poi dalle mie spalle "Non ci faccia caso e' un po' sorda e non parla italiano!" era la padrona di casa che con spiccato accento nordico mi sbatteva in faccia una realta' incredibile. Saluto, mi giro e riprendo la strada per la mia camera. Al momento non mi sono posto troppe domande poi .....passano i mesi e le stagioni, arriva il caldo e la seconda pausa di vita. Questa volta mi trovo al caldo, caldo torrido, terra arida e polverosa, la gola arsa, la maglietta bagnata e io disperso nel nulla con poca benzina. Non che mi aspettassi un'oasi ma almeno una piccola pompa di servizio si! Invece nulla, proseguo per strade molto piu' vicino a mulattiere che statali fino a scorgere un pasino arroccato su un altipiano. Che fortuna sfacciata in centro ad un paese deserto il distributore che cercavo, purtroppo pero', all'ora di pranzo e' chiuso. Uno sguardo rapido intorno e scorgo subito una figura nera sotto un pegolato che bene risalta con il bianco candido del muro alle spalle. Mi avvicino per chiedere informazioni e mano a mano che la distanza si riduce non riesco a spiegarmi come mai la macchia nera rimane tale, malgrado mi sforzi per mettere a fuoco non distinguo il viso le braccia o le gambe, sembra un tutt'uno indefinito. Finalmente sono di fronte alla cosa, da questa distanza posso distinguere molte cose, decisamente donna, non molto alta, sicuramente anziana ma l'eta' non e' definibile, sara' per via dello scialle che le copre quasi completamete il viso. Cmq a me interessa solo sapere quando riapre la pompa di benzina e quindi chiedo. Pausa di silenzio, ok sara' piu' anziana di quello che pensavo e spontaneamente ripeto alzando il tono della voce. Nessuna risposta, poi una frase urlata, probabilmete proveniente dalla finestra, dalle imposte bianche accanto alla vecchina, che poteva essere un "Sto scendendo!" o qualcosa di simile. Passano pochi secondi e appare un uomo sulla cinquantina decisamente sovrappeso che passandomi accanto senza nemmeno guardarmi compone una frase che riesco a scomporre e capire solo dopo averlo inseguito fino all'auto. Rispondo " il pieno grazie" salgo in auto e condivido con i miei compagni di viaggio la frase incriminata, ci voleva poco, un po' di sangue del posto e la soluzione arriva come un fulmine a ciel sereno......."Non capisce l'italiano" e una frazione di secondo ecco che due momenti della mia vita si congiungono. In un attimo mi si aprono un sacco di cassetti nella testa, un insieme di pensieri, l'Italia che si curva su se stessa e congiunge i due estremi in una frase assurda. Due donne, due donne italiane, due donne anziane, due cittadine, due storie, due vite, due . . . . appunto, due come le italie che rappresentano o forse NON rappresentano,. . . . . due non parlano ITALIANO! Ora non voglio raccontarvi o riassumervi i problemi del nostro bel paese, voglio solo lasciarvi con una domanda che puo' riassumere il tutto. Cosa ha fatto, cosa sta facendo o cosa potra' fare lo stato italiano per queste due?
 

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